Contributo di riflessione per i Consiglieri Regionali Irpini
(di Federico Troisi, pubblicato sul Corriere dell'Irpinia del 07/11/2008)
Da molto tempo l’Italia, e con essa la Regione Campania, non si può più permettere di garantire ogni possibile forma di assistenza sanitaria a tutti.
Meno che mai si può permettere l’ospedale sotto casa in ogni luogo ed in ogni contrada, non solo per necessità di bilancio ma anche per una buona qualità dell’assistenza.
E’ perciò che il Governo Regionale si accinge, in materia, ad operare scelte difficili che sono frutto, così come sempre avviene in democrazia, di un confronto scontro fra molteplici portatori di interessi, di progetti e di opinioni.
Non si può certo dire che le scelte che si stanno per compiere saranno improvvisate, perché il dibattito intorno ad esse dura oramai da diversi anni.
In verità il dibattito molto si è focalizzato sugli Ospedali, sul loro dimensionamento e sui servizi da essi erogati, in particolare i servizi di emergenza.
E’ comprensibile che sia così, considerato che l’organizzazione sanitaria è storicamente “ospedalo centrica”, nel senso che il fulcro dell’assistenza si è concentrata sull’ospedale, che ha assunto nel tempo compiti anche inadeguati ed impropri, a scapito dei servizi territoriali.
E’ per tale motivo che gran parte della spesa sanitaria, ben oltre il 50%, è da sempre assorbita dall’assistenza ospedaliera. Da qualche tempo, tuttavia, nelle Regioni più virtuose vi è la tendenza a destinare ai servizi territoriali oltre la metà della spesa, recuperando una migliore appropriatezza per gli ambiti di cura.
La Regione Campania questo passaggio ancora non lo ha fatto, sebbene essa si sia contraddistinta positivamente nel recente passato redigendo ed approvando un Piano Sanitario Regionale molto avanzato.
Il contesto dove si realizzano i servizi territoriali è il Distretto Sanitario che, essendo il livello organizzativo dell’ASL più vicino alla popolazione, meglio ne conosce i bisogni sanitari e maggiormente può identificare le connessioni esistenti fra le politiche per la salute ed il loro effettivo impatto sulla realtà sociale.
La dimensione del Distretto è una variabile non secondaria ai fini del suo buon funzionamento. La legge prevede che essa debba essere di almeno 60.000 abitanti, in ragione del rapporto ottimale del bilancio costi/ benefici. Come è facilmente intuibile, tuttavia, la dimensione del Distretto assume una valenza diversa per le aree urbane e per le aree periferiche, sia sotto gli aspetti logistici ed organizzativi interni, sia per quanto riguarda il rapporto con i Comuni. E’ per questo che esistono Distretti anche di 300/ 400 mila abitanti nelle aree metropolitane e di circa 20 mila abitanti in aree montane. La grandezza media dei Distretti nelle Marche è di 40 mila abitanti, di circa 30 mila in Abruzzo e Valle D’Aosta, di 25 mila in Molise.
Al momento nell’ASL Avellino 1 essa è mediamente di circa 35.000 abitanti. La delibera di Giunta Regionale recentemente approvata prevede che debba essere di 80.000.
Ovviamente questa scelta risponde a criteri ed a motivazioni ritenute valide e non è frutto di arbitrio. Poiché, però, avviene sotto la spada di Damocle del rischio commissariamento, è legittimo pensare sia condizionata dalla necessità di contenere i costi piuttosto che di aumentare i benefici per la popolazione. In tal modo si commette un doppio errore: qualora i servizi erogati presso le attuali sedi di Distretto continuassero ad esistere, il risparmio si ridurrebbe a poco più di 10 mila Euro all’anno per ogni Direzione di Distretto soppressa; qualora fossero soppresse le sedi, per questa parte d’Irpinia, già fortemente svantaggiata per la grande distanza e la difficoltà di collegamento fra i centri che erogano servizi ed i comuni più piccoli e periferici, gli svantaggi aumenterebbero ulteriormente, in proporzione.
Per fare in modo che la riorganizzazione della Sanità a cui si sta ponendo mano sia colta e diventi un’occasione di miglioramento e di reale risparmio, sull’organizzazione territoriale occorre investire piuttosto che il contrario. Qui da noi, prima di tutto potenziando e rafforzando le A.S.L. ed i Distretti, senza diminuirne il numero.
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