Credo fosse il 1985 quando un mio compagno d’istituto mi invito ad una manifestazione contro il nucleare che si teneva a Ponte Mammolo, nella periferia orientale romana poco distante dalle sponde dell’Aniene dove lui era cresciuto, ero più che un “pischello” e fui molto colpito da quell’esperienza. La mia prima manifestazione a difesa dell’ambiente. In strada con qualche centinaia di ragazzi a dire NO ad una tecnologia pericolosa ed antieconomica. Da li a qualche anno fu celebrato il referendum e gli italiani pronunciarono il loro NO alla casta di quel mondo imprenditoriale che se ne fregava dell’ambiente ma gli importava solo di far soldi con le tasse dei contribuenti.
Qualche anno fa in Campania vivemmo una grave crisi ambientale dovuta al problema della cattiva gestione dei rifiuti urbani. La crisi ancora non e terminata. Bene qualche mente eccelsa penso bene che i campi del Formicoso raccontati nei viaggi poetici del “Paese dei Coppoloni” di Vinicio Capossela fossero il luogo adatto per realizzare una bella discarica dove seppellire tutta la monnezza della Regione Campania. Insieme a tanti Irpini ci fu un movimento popolare che disse NO a quello scempio ambientale.
Questa primavera siamo stati convocati alle urne per pronunciarci sul referendum sulle trivelle. In 13 milioni abbiano detto NO alle trivelle, purtroppo senza raggiungere il quorum.
Quindi dire NO, almeno per come lo intendo io, rappresenta un modo di vedere il mondo meglio di chi me lo vuole peggiorare. Non un partito preso ma un diritto a tutelare la qualità della mia e dell’altrui esistenza, presente e futura.
Quest’oggi due notizie mi hanno colpito. La prima proveniente dalla Francia dove l’Ente Nazionale per l’Energia Atomica ha di fatto chiuso 19 centrali nucleari per ragioni di sicurezza strutturale. Per l’Italia ciò comporta un aggravio sui costi d’importazione di energia elettrica stimato in circa un miliardo di euro nel prossimo bimestre. Ancora non si sa per i periodi a seguire. La seconda in sede europea (Rapporto dell’Agenzia Europea Ambiente) dove si e calcolato che le morti premature dovute agli effetti dell’inquinamento da smog in Europa sono stimate in più di 467.000 individui nel 2013, una citta come Bologna, l’intera provincia di Avellino, cancellata dalle cattive politiche energetiche ed industriali.
Tra qualche giorno siamo chiamati ad esprimerci sul referendum costituzionale. Nel merito con la modifica al titolo quinto della Costituzione la politica energetica da materia concorrente tra Stato e Regione diventa materia esclusiva dello Stato. Pertanto se passasse la riforma, qualora lo Stato decidesse, [come gia ha fatto con lo “Sblocca Italia”] nel territorio di Gesualdo o di Villamaina o di Nusco, di voler realizzare un campo petrolifero, i cittadini nulla possono e non c’è nessun consigliere regionale che si e votato o sostenuto cui far presente che gli effetti nocivi sulla salute ricadono anche su i suoi figli e i suoi nipoti.
Mi domando ma veramente conviene votare si? Conviene barattare certezze e diritti con incertezze e impotenza?
Sé faccio un po’ di mente locale “la Casta” non mi sembra che stia con il NO. Petrolieri, faccendieri, Confindustria, grandi gruppi bancari tifano per i loro affari non certo per la nostra salute, e i loro affari si coltivano molto, ma molto meglio con politici sganciati dal territorio e con cittadini che contano meno.
Non sto sereno voto NO!
Antonio Troisi