24/01/09

05/01/09

".....si sega soltanto il ramo su cui si sta seduti"

Primarie vere incentrate sui programmi
di Giuseppe Ossorio

articolo apparso su "la Repubblica" sabato 13 dicembre 2008

L’ex Ministro Fioroni, in qualità di responsabile dell’organizzazione del Pd, viene a Napoli per discutere delle primarie, attraverso le quali si dovranno selezionare i dirigenti e gli eletti del Partito. Su invito della direzione provinciale, ho redatto, assieme alla Commissione, un regolamento attuativo per le primarie, documento che l’Assemblea provinciale dovrà vagliare ed approvare.
Non sono, dunque, sospettabile di essere contrario alle primarie, e nemmeno di sottovalutarle come, ancora in tanti, fanno nel mondo politico italiano. Rappresentano infatti uno strumento essenziale, perché è mutata la natura e la struttura dei partiti. Partiti leggeri, privi di reale strutturazione sul territorio, a differenza di quelli, grandi e piccoli, della cosiddetta prima repubblica, rischiano di diventare dei puri comitati elettorali utili soltanto ai gruppi dirigenti già consolidati. Non esistendo più le vecchie sezioni, i tanti congressi che si svolgevano con decine e decine, e a volte centinaia, di militanti, dalle grandi città ai comuni più piccoli, non si saprebbe come selezionare la classe dirigente se non attraverso il metodo della cooptazione.
Le primarie, dunque, sono, allo stato attuale, l’unico strumento reale che possa selezionare democraticamente, e sottolineo democraticamente, i vari organismi di partito e garantire una struttura flessibile ma realmente rappresentativa.
Ma il punto è: le primarie devono essere vere e non mascherate, come troppo spesso è già accaduto nelle varie tappe di formazione del Partito Democratico.
Se esse dovessero essere usate, qui in Campania, soltanto come uno strumento propagandistico sul piano esterno, ed una clava per abbattere gli attuali rappresentanti in favore di altri, meno rappresentativi e meno radicati, sarebbe un imbroglio e un’ingiustizia. E allora, l’unico sistema che io vedo perché le primarie possano essere concretamente funzionali all’innovazione e al rilancio del Pd è quello di fondarle su chiare e precise linee politiche in competizione. Bisogna smettere di usare le categorie demagogiche e vuote di vecchio e nuovo, di continuità e discontinuità. Bisogna invece mettere in campo un dibattito politico incentrato su due questioni fondamentali: il senso che si vuol dare al riformismo del Partito democratico con l’indicazione delle relative e conseguenti alleanze strategiche e il programma economico-sociale che ci si propone di sviluppare nei prossimi cinque anni di vita amministrativa della Provincia e, poi, della Regione e della città di Napoli.
Per ora, da quelli che mettono in discussione l’attuale stato delle cose non è ancora venuta una proposta concreta né sul primo né sul secondo versante. Se non si fa questo, si sega soltanto il ramo su cui si sta seduti e, inevitabilmente, si crolla tutti a terra.
E’ già successo, in parte, con il governo Prodi. Il nuovo Pd ha delegittimato il suo stesso governo ma non è riuscito a proporre una chiara e forte alternativa se non nell’affermare orgogliosamente di voler “andare da soli” in vista di una possibile vocazione maggioritaria del partito stesso. Troppo poco per convincere la maggioranza degli italiani.
Analogo errore stiamo commettendo nella nostra regione. Ciò che invece, a mio modo di vedere, il Partito democratico dovrebbe fare qui è elaborare e proporre, nei prossimi mesi, un programma nitido, semplice, di rilancio civile ed economico, e soprattutto in sintonia con le vere esigenze dei cittadini. Attorno a questo programma può costruire i gruppi dirigenti e le nuove alleanze lasciando che le attuali amministrazioni svolgano fino in fondo il ruolo che gli elettori hanno assegnato loro. Tutto il resto o è fredda ingegneria istituzionale, che non appassiona nessuno e non ha credibilità, oppure è una faida interna che si nasconde dietro paroloni e vuota retorica.